6 giugno 2009

angeli e demoni ieri sera...



Roma e il mondo sono in lutto per la morte del Santo Padre. Distrutto l'anello piscatorio, il camerlengo deve fare fronte al rapimento dei quattro cardinali favoriti alla successione pontificia e alla minaccia della distruzione della Città del Vaticano ad opera degli Illuminati, una confraternita venuta dal passato a rivendicare il primato della scienza sulla Chiesa e sullo Spirito. Riunito in Concistoro per eleggere il nuovo Papa, il collegio cardinalizio assolda Robert Langdon, docente di simbologia religiosa a Harvard. Nemico stimato della Chiesa, che non gli perdona la negazione dell'incarnazione del Verbo, il cavaliere accademico accetta l'investitura e parte alla volta della Capitale. Archiviati acredine e risentimento, il professore e gli uomini della Chiesa, armati di spirito e alabarda, collaboreranno alle indagini e alla risoluzione del mistero. Un mistero nascosto dentro le chiese e sotto le segrete della Città Eterna. Ha ragione Umberto Eco, il piacere del lettore (e dello spettatore) non risiede nel godere della novità della storia, “che è fondamentalmente sempre la stessa”, ma nel ricorrere di uno schema narrativo fisso e nel ritrovare l'eroe noto, con le sue abitudini, le sue espressioni e le proprie tecniche di soluzioni dei problemi e dei misteri. È probabilmente per questa ragione che Ron Howard ha scelto di girare il sequel (letterario) di un prequel, introducendo l'identico, opportunamente aggiornato e sviluppato. Nel cuore spirituale di Roma e al centro del film, (ri)troviamo allora l'esimio professore Robert Langdon reduce da uno “scoop esoterico”, ansioso di lanciarsi in un'altra impresa di pensiero e di averla vinta sui cattivi di turno. Il campione della ragione, rielaborazione del John Nash di A Beautiful Mind, dovrà vedersela questa volta con una sedicente e antica confraternita, dentro le chiese romane e dentro un'abile miscela di esoterismo, storia dell'arte, fisica fondamentale, anima e anti-materia, revisionismo e provocazioni, al solito, in odore di blasfemia. Tre anni dopo Il Codice da Vinci, best-seller di Dan Brown sulla natura umana di Cristo e il suo amore per la Maddalena, Ron Howard adatta per lo schermo Angeli e Demoni, prima avventura del nobile professore che muoverà verso una forma di esistenza superiore, verso l'eccellenza del cavaliere. Se la Chiesa edificata negli studios ha rimesso debiti e peccati a Robert Langdon, invitandolo in Vaticano per fare luce e dare “ragione” di una minaccia di matrice occulta, quella costruita sulla pietra (e sulla fede di Pietro) ha di nuovo avviato una campagna di boicottaggio e di contro informazione. Riconosciuto il diritto di indignarsi della narrativa da saccheggio di Dan Brown, ammessi i pregiudizi anticlericali e la singolare ignoranza dei cattolici, praticanti e non, in fatto di problemi scritturali e di storia della Chiesa, resta la domanda entro quali limiti tale posizione possa essere esercitata. Senza sottovalutare il ruolo del cinema e della letteratura nella formazione delle coscienze, è d'altra parte evidente quanto la cialtroneria della ricostruzione storica, che soltanto i blockbuster hollywoodiani possono esibire (e vantare), sia lontana dal produrre un qualsivoglia collasso del pensiero cattolico e della sua mitologia. Il fascino per la “teoria del complotto” e per la cosiddetta “storia alternativa” sono le ragioni che hanno mosso una fetta larga di lettori e che muoveranno una parte altrettanto consistente di spettatori, ansiosi di gustare il ritorno dell'attesa. Ma da almeno duemila anni il bisogno di mistero e la resa incondizionata alla seduzione dell'irrazionale valgono bene una crociata.



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