Dopo Mad Men, Breaking Bad, Rubicon e The Walking Dead,
AMC è ormai a tutti gli effetti la rivale diretta di HBO in quanto a
qualità e stile, dove per stile si intende grande cura, racconti
orizzontali e una dilatazione narrativa che a tratti diventa vera e
propria lentezza. Dato l’altissimo livello raggiunto in precedenza,
grande attesa anche per questo The Killing, thriller annunciato da mesi con promo stuzzicanti che occhieggiavano a Twin Peaks.
Un’attesa che non si limita a essere quella per una serie promettente,
ma per un vero e proprio evento: di fatto, i titoli citati in precedenza
(con la parziale eccezione di Rubicon, che pure aveva un seguito agguerrito) sono diventati qualcosa di più di semplici produzioni, creando un vero e proprio culto.
Ebbene, The Killing
non delude nessuna di queste aspettative, candidandosi a essere uno dei
telefilm americani più importanti della stagione. Come da tradizione
2011, si tratta di un remake. L’originale questa volta non è inglese, ma
danese. Se il passaggio dall’accento londinese a quello nordamericano
ci ha fatto più volte storcere il naso per l’apparente inutilità, in
questo caso la scelta sembra molto più sensata. Dire che una serie possa
essere seguita in danese come se niente fosse, mi pare infatti segnale
di un livello di fighetteria snobistica ben oltre le soglie del ridicolo. Ok, chiusa l’introduzione e la parentesi polemica, è il momento di entrare nel vivo del discorso.
Come l’originale Forbrydelsen, The Killing ruota
intorno a una semplice domanda: chi ha ucciso Rosie Larsen? I primi due
episodi, andati in onda il 3 aprile, servono proprio a porre questo
interrogativo e a mostrare come si cercherà di darvi risposta. È
un’indagine, ovviamente, ma la serie non si limita a essere un semplice
crime.
L’omicidio di questa diciassettenne viene infatti raccontato su più
livelli. C’è il livello canonico dell’investigazione, portata avanti da
una poliziotta fredda e disillusa e dal suo partner giovane e
irriverente. Se lui è abbastanza vicino a classici cliché del
poliziotto, lei se ne distacca con forza. A cominciare dallo stile nel
vestire, passando per un approccio comunicativo quasi monocorde, il
personaggio interpretato da Mireille Enos (Big Love) è decisamente un
corpo estraneo rispetto al genere, ma anche alla serie stessa. Pur
essendo figure molto diverse, la detective Sarah Linden rimanda a
un’altra poliziotta che attraversava come un’aliena la vicenda in cui
era immersa. Il riferimento è a Marge Gunderson (altro nome scandinavo),
lo sceriffo di Fargo
interpretato da Frances McDormand. Personaggi diversi e quasi opposti
nell’atteggiamento, ma accomunati da una profonda diversità e apparente
lontananza dalle tragedie che scorrono di fronte ai loro occhi.
Il
secondo livello è famigliare e riguarda i genitori e i fratelli di
Rosie. Nei primi due episodi, il dolore dei Larsen viene raccontato in
modo straziante: la scena del ritrovamento del cadavere riesce a
mantenere un equilibrio perfetto tra dramma e compostezza, avvicinandosi
pericolosamente al melodramma, ma senza mai superarne il confine. Ciò
che colpisce nella famiglia è la normalità: come la poliziotta ha una
vita del tutto canonica, maglioni da grande magazzino e un atteggiamento
da persona media, così la famiglia Larsen sembra vivere in una
tranquillità che raramente si trova in una serie. Non ci sono tracce di
alcolismo, tradimenti, segreti o debiti. Una famiglia normale, alle
prese con un lutto devastante.
Il terzo livello è quello che, al momento, è stato meno sviluppato. Si
tratta della vicenda di un candidato sindaco e del suo staff, che in
qualche modo si interseca con l’indagine sull’omicidio. L’importanza con
cui è stata presentata è segno che questa sottotrama verrà ampiamente
battuta nei prossimi episodi, ma al momento rimane marginale, di fatto
impossibile da valutare.
La
carne messa al fuoco è tanta, la realizzazione molto buona. La
filiazione dall’originale danese si ritrova in uno stile marcatamente
europeo. Innanzitutto per la rinuncia al protagonista-eroe (sia esso
classico o maledetto), in seconda battuta per impostazione visiva e
messa in scena, che ricordano The Ghost Writer
di Roman Polanski. Nel volgere di poche inquadrature, la fotografia
glaciale e i lenti movimenti di macchina riescono a creare un mondo. Un
mondo che nella finzione è Seattle, nella realtà della produzione è il
Canada e nella mente dello spettatore un posto agghiacciante. Come da
tradizione AMC, il ritmo è tutt’altro che forsennato, ma al momento pare
del tutto funzionale al tipo di racconto. Il primo episodio è infatti
una implacabile e tragica marcia di avvicinamento al ritrovamento del
cadavere. Sappiamo già dal titolo che Rosie è morta, non ci sono
speranze al riguardo: eppure la ricerca, l’indagine esplorativa, le
speranze della famiglia e l’angoscia crescente riescono a trasmettere
una tensione paragonabile a una situazione di mistero, in cui nulla è
certo.
La partenza è di quelle con il botto. Adesso viene il bello – e il difficile.
Tutti,anche le persone che non mi conoscono,alla domanda,come la definiresti,rispondono:SOLARE,in effetti e' una caratteristica che oggettivamente mi ha aperto molte porte,ma sono un iper sensibile,con un animo malinconico,anche se adoro ridere e sperimentare cose nuove,e lo faccio,a volte mi piace semplicemente sedere sul mio splendido divano e rinchiudere tutto all'esterno,in poche parole,so che mi basto...ho scoperto il lusso della LIBERTA'!
Sono un amante del bello,del costoso e dei tessuti firmati,AMO la moda,le SCARPE,le BORSE DI LOUIS VUITTON,il MAKE UP,quasi solo unicamente MAC e MAKE UP FOREVER...e non mi limito a comprarne pochi pezzi... i TELEFILM,ho una collezione quasi infinita,il Tennis,LO SPORT in generale...la FOTOGRAFIA...ANTHONY DE LUCA,la MUSICA ROCK,e soprattutto CAPO CACCIA!!!!! BX
Dopo un po' impari la sottile differenza fra tenere una mano e incatenare un'anima. E impari che l'amore non è appoggiarsi a qualcuno e la compagnia non è sicurezza. E inizi a imparare che i baci non sono contratti e i doni non son promesse. E cominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta e con gli occhi aperti con la grazia di un adulto, non con il dolore di un bambino. E impari a costruire le tue strade oggi perchè il terreno di domani è troppo incerto per fare piani impari che il sole scotta se ne prendi troppo perciò pianta il tuo giardino e decora la tua anima invece di aspettare che qualcuno ti porti i fiori. E impari che puoi davvero sopportare che sei davvero forte che vali davvero.
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