12 aprile 2007


Pollo e Curry hanno diciotto anni e poca voglia di impegnarsi a scuola e nella vita. Pollo è ebreo e figlio di un padre intransigente e una madre svampita. Curry è indiano e figlio adottivo di una psicologa emotiva e di un giornalista fedifrago. Bocciati alla maturità partono in vacanza "premio" per l'India dove, fuori dai circuiti turistici, incontreranno Chiara, ginecologa di una Onlus internazionale. Nel deserto del Thar proveranno finalmente interesse per la vita: Pollo si innamorerà di Chiara e del suo coraggio, Curry cercherà la madre naturale e le sue origini. Torneranno a casa e all'occidente col "brevetto di volo". Se l'ultimo film di Francesca Archibugi non aggiunge molto alla sua poetica dell'adolescenza, aggiornata al 2007 e ai suoi giovani con nessuna pretesa di cambiare il mondo in cui vivono, non manca di stupire perché sembra l'unico rimasto a raccontare con credibilità i ragazzi e tutto ciò che li riguarda: i gesti, il gergo e quel misto adolescenziale di vulnerabilità e sfacciataggine. Lontani da esami "mondiali" di maturità e da amori per sempre sul Ponte Milvio, lontani dall'essere intraprendenti e "fichi" dentro un filmetto di formazione che ripensa ai "migliori anni della nostra vita", i due protagonisti a lezioni di volo sono normali, prematuri e bocciati, sono ragazzi a cui bisogna dare tempo e respiro per scoprire chi sono. Archibugi torna a fissare sulla pellicola i cicli di crescita dei figli e quelli di appassimento dei genitori. Genitori ribelli e disillusi, che si misuravano coi grandi temi sociali e politici, hanno generato figli sommessi e immaturi, che si chiedono poco o nulla, difficili da lasciare andare per paura della solitudine o per paura che si facciano troppo male. Figli inconcludenti che la regista osserva senza giudicare, cercando di comprenderne il mondo. Figli che provano a crescere lontani da famiglie affettive che evitano i contrasti e che li tengono al riparo da tutto, soprattutto dalla vita. Nel cuore materno e pulsante dell'India c'è una giovane donna "normativa" che insegnerà loro regole e responsabilità, il gusto delle grandi sfide e la fatica della competizione. Archibugi riconferma i modi della commedia per trovare un respiro quotidiano a una storia di amori e dolori giovanili, di ragazzi che si sentono drammaticamente superflui e inadeguati ad affrontare i mali della crescita, che arriverà senza clamori sui tetti di Roma, centro storico prima circoscrizione. La lievità della Archibugi sostiene ancora una volta la concretezza della materia scelta: i ragazzi e il loro compito generazionale. Bentornata.



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