7 luglio 2008

domenica pomeriggio...UN AMORE DI TESTIMONE...


Tom è affascinante, ricco e occupato a sciupar femmine, nel rispetto delle regole che si è autoimposto, per cui non si accompagna mai due volte alla settimana con la stessa donna e non richiama mai una nuova conoscenza nelle prime 24 ore. La verità è che non si è mai innamorato e non contempla il matrimonio. Il suo unico punto di riferimento è la migliore amica Hannah, da dieci anni porto di dolcezza e comprensione. Quando, in occasione di una sua lunga permanenza all'estero, Tom scopre improvvisamente di amarla, destino vuole che sia troppo tardi e che Hannah abbia appena accettato di sposare un adorabile scozzese e di trasferirsi oltreoceano. Tom non ha altra scelta, se vuole mandare a monte le nozze, che farle da "damigella" d'onore, per starle accanto in ogni momento e dimostrarle di essere profondamente cambiato.
Un amore di testimone, in originale Made of Honor, combina il vecchio adagio per cui non si apprezza veramente una persona fino a quando non si rischia di perderla con un riadattamento a ruoli invertiti del Matrimonio del mio migliore amico, di cui, però, non eguaglia lo smalto. Citando in apertura la figura del triangolo, nel corso di una festa in maschera in cui il protagonista, travestito da Bill Clinton, cerca Monica e fugge Hillary, il film di Paul Weiland sottopone poi al giudizio di Hanna/Michelle Monaghan il newyorkese Tom e lo scozzese Colin. È solo a questo punto, dopo un preambolo oversize, che la sfida tra i due comincia a farsi interessante, perché il secondo arrivato non è in nulla da meno del primo, se non nell'appeal, ma su questo punto autori e spettatori fingono di soprassedere, in tacito accordo. Però i tempi di Cary Grant e James Stewart sono lontani quanto lo è l'isola di Skye da Filadelfia e lo "scandalo" si smonta prima di imporsi, quando i pregi di Colin arrivano a sfiorare l'inverosimile.
Accade, allora, che là dove la sceneggiatura si perde, trova un suo quid l'immagine, che, abbandonati il sex e la city, guadagna nelle verdi lande della Scozia un sapore esotico ma più sincero. In questo precario equilibrio, il film si regge in piedi, sostenuto da alcuni momenti di comicità e minacciato da tanti sgambetti della noia.
Patrick Dempsey presta il fisico ma trattiene lo spirito, imbalsamato suo malgrado in ruolo tagliato con l'accetta (prima un vero insopportabile, poi un altro uomo); non perde mai il controllo della mimica facciale e non scalda l'atmosfera come avrebbe fatto, al suo posto, un Hugh Grant. In fondo, manca l'occasione perché il palcoscenico è tutto suo, tanto che la bella Monaghan più che una co-protagonista è una spalla, simbolo di quella maturità che rima con voglia di tradizione che le donne, al cinema, ultimamente acquisiscono sempre prima dei loro partner.



BELLIIIIIINOOOOOOOOOOOOOOOOOOO...
reazione bulimica con luca...un mega pop corn...caramelle...e viaaaa

poi risatissssssssssssiiimeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!oddioooooo...
vedi foto:


un beso bx

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