19 novembre 2010

ieri sera...un marito di troppo...

a dottoressa Emma Lloyd è in procinto di sfondare sul mercato con il libro "Amore vero" e di sposare il suo editore, Richard. La trasmissione radiofonica che tiene quotidianamente ha riscosso un successo incredibile, i consigli sentimentali che ha dispensato hanno rincuorato centinaia di donne e impedito unioni ad alto tasso d'incompatibilità. Come quella tra Sophia e Patrick Sullivan, un vigile del fuoco. Determinato a vendicarsi della donna che ha mandato all'aria la sua storia d'amore, Patrick mette mano all'archivio online del municipio di New York e fa sì che Emma e Richard non possano convolare a giuste nozze: dopo il suo intervento, infatti, la dottoressa dell'amore risulta già sposata, niente meno che con Patrick stesso. Mentre, inferocita, Emma si appresta a incontrare Sullivan per chiarire l'anomalia, non sa che in lui sta per incontrare l'amore vero, che non è affatto come lo immaginava e che metterà in crisi ogni sua certezza.
Uma Thurman produce e Griffin Dunne dirige. Siamo nel reame della commedia sentimentale senza contaminazioni di genere, dove i quaranta (anni) sono i nuovi trenta, ma le geometrie sono rimaste quelle e nessuna appare più salda del triangolo. La Thurman si sbraccia come un burattino per dimostrare le sue doti comiche, si prende "una secchiata" d'acqua in faccia, si sbronza nel peggiore dei modi, strabuzza gli occhi, traballa sui tacchi, si spertica in versetti schizzinosi e pizzicotti sotto la cintura. Eppure, pur apprezzando lo sforzo e riconoscendo qualcosa di originale in quest'uso del suo corpo lungo e strizzato, continuiamo a preferirla, serissima, con la tutina gialla e la spada affilata o al limite ambigua, volutamente in bilico tra classe e demenza (come in The Avengers).
Ciò che spezia questo film e che lo salva dal dimenticatoio è la rappresentanza maschile: i due rivali in amore sono personaggi che in qualche occasione se la giocano davvero, grazie alle qualità degli attori che li interpretano. Devoto al successo e all'eleganza, il Richard di Colin Firth è anche un uomo paziente e comprensivo, con la debolezza del cioccolato, che deve aiutarlo a compensare la (f)rigidità della compagna, e con una riserva d'intelligenza che utilizza al momento più opportuno, ritagliandosi un'uscita di scena che lo fa persino rimpiangere. Jeffrey Dean "Patrick" Morgan, dal canto suo, è solo apparentemente un ragazzone che gioca a fare l'eroe, in realtà dà prova di altrettanta eleganza durante la cerimonia indiana e di un innato senso paterno con l'amico più giovane (l'hacker). Si guadagna, insomma, il suo ruolo: è lui che appicca l'incendio e lui il solo che sa domarlo, ma senza un degno sfidante non avrebbe brillato allo stesso modo.
Per converso, questo è anche uno dei motivi di debolezza del film: non ci importa cosa ne sarà di loro dopo la scritta “fine”, da soli non suscitano abbastanza affetto né curiosità.


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